MASSIMIGLIANO APOLLONIO

La trasformazione enologica dell’Aleatico

Si rinnova anche quest’anno l’imperdibile appuntamento di Dolce Puglia, e la grande novità è che stavolta a noi enologi viene chiesto di focalizzare l’attenzione sull’Aleatico, in pratica sulla nostra storia. La mia personale, almeno, perché quest’uva ha accompagnato tutte le fasi della mia esistenza e quella della mia famiglia, perché in occasione della nascita dei pargoli si mettevano da parte circa mille bottiglie di questo vino, che avrebbe accompagnato tutti i momenti importanti della vita familiare: battesimi, comunioni, matrimoni.  E l’uva prescelta non era né Primitivo né Negroamaro ma,  appunto,  l’Aleatico.

Tutta la storia della Puglia, a ben vedere, è però connotata da questo vitigno di remota coltivazione che sarebbe stato introdotto in Italia, ed in particolare in Puglia, dai Greci: l’antico nome “Liatico” sta a dimostrarlo. Il fatto stesso di essere l’unica uva ad avere una sua Doc a livello regionale la dice lunga sull’importanza che riveste a livello pugliese.

Oggi l’Aleatico in Puglia è diffuso principalmente nel Salento e in provincia di Bari ed è utilizzato per la produzione della Doc Aleatico di Puglia, ma anche di Salice Salentino e di Gioia del Colle.

Così come anche lo scorso anno, in sede congressuale di questa XI edizione di Dolce Puglia, la presentazione vitienologica dell’Aleatico è curata da chi ha esperienza in campo, come nel caso di Luca Petrelli che così si pronuncia in merito: “Il grappolo è medio o medio-piccolo, allungato, leggermente spargolo o mediamente compatto e dotato di un’ala. L’acino è di media grandezza e sferoidale, con una buccia di colore blu, spessa e molto pruinosa. In Puglia l’epoca di maturazione è piuttosto precoce. L’annata 2017 è stata prevalentemente asciutta, contenuto in zuccheri alto, congruo anticipo considerando la 2016, ma più o meno in linea con i normali periodi di maturazione dell’Aleatico. Allo scopo di favorire un maggior accumulo di zuccheri si è intervenuti con l’eliminazione delle foglie basali che potevano fare ombra e con un leggero diradamento dei grappoli  che risultavano più indietro nella maturazione.

Dopo  circa 15 giorni  le condizioni di maturazione e analitiche erano ottimali per la vendemmia.

Parliamo di una vendemmia tardiva che, per le favorevoli condizioni climatiche dell’annata 2017, si è svolta entro il mese di settembre. In altre annate, considerando le stesse operazioni sul vigneto, la raccolta è avvenuta tra la prima e la seconda decade di ottobre. La tecnologia di vinificazione può essere racchiusa in dieci fasi:

  1. Raccolta in cassette
  2. Diraspatura delle uve
  3. Temperatura a 20/22 °C
  4. Inoculo lieviti selezionati (non molto alcoligeni)
  5. Rimontaggi e delestage tipici di una vinificazione in rosso
  6. Sempre mantenendo una temperatura max di 23/24 °C
  7. Svinatura dopo 5-6 giorni con contenuto in zuccheri di 100 g/l ca.
  8. Freddo allo scopo di inibire l’attività fermentativa
  9. Pulizia del vino con filtrazione tangenziale
  10. Affinamento in acciaio

Nelle ultime vendemmie si sta provando in modo concreto la possibilità di ottenere dalle uve Aleatico, oltre all’ormai scontato vino dolce, anche altre tipologie di vino, e in modo particolare mi riferisco a rosato e, perché no, spumante”.

Aleatico, un vitigno difficile da domare e da assecondare. Ma quando riesci nell’impresa, e il vino arriva al bicchiere, il suo concentrato di frutti rossi, di chiodi di garofano, di mirto, ginepro, genziana, china, eucalipto e mille altri sentori, insieme ai suoi tannini vellutati, ti ripaga di tutto…  Prosit!

 

Massimiliano Apollonio

Presidente Assoenologi

Puglia, Basilicata e Calabria