PIERFEDERICO LA NOTTE


Note storico/viticole sull’Aleatico in Puglia

Pierfederico La Notte1,2, Pamela Giannini2, Alessandra Cagnazzo2, Francesco Civita3

1 CNR, Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, U.o:s di Bari; 2 Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia; 3 SINAGRI s.r.l., Spin off dell’Università di Bari.

Il vitigno Aleatico non si può certo definire autoctono in Puglia ma certamente è tra i vitigni della nostra tradizione regionale (formalmente iscritto nell’apposito elenco dei vitigni di antica coltivazione in Puglia, DGR 28 luglio 2009, n. 1390). In Europa è iscritto ai Registri nazionali di Italia, Francia e Malta anche se, ad eccezione di ridotte superfici in Corsica, viene principalmente coltivato nello stivale, autorizzato alla coltivazione dal Nord al Sud in nove diverse regioni (Piemonte, Toscana, Sardegna, Marche, Lazio, Umbria, Campania, Basilicata, Puglia).

In Italia il vitigno rientra nella base ampelografica di 47 vini IGP (comprese tutte le 6 IGP pugliesi), 10 DOC ed 1 DOCG e, con l’unica eccezione della DOC Pergola in cui è vinificato come vino secco, è principalmente destinato alla produzione di vini liquorosi/passiti/dolci da dessert. In Puglia oltre che nell’omonima DOC Aleatico che copre l’intero territorio regionale, la tipologia Aleatico è presente anche nel Gioia del Colle, Salice Salentino, e, più recentemente, nel disciplinare del Terra d’Otranto.

Le superfici nazionali, in linea con il destino di altri vitigni destinati alla produzione di vini dolci/passiti, hanno subito una progressiva contrazione passando dagli oltre 2.100 ettari del 1970, ai circa 600 del 1990, circa 500 nel 2000, poco più di 150 nel 2006 e 171 nel 2010. Anche in Puglia (Fonte: Schedario Viticolo Nazionale Agea) il calo delle superfici è stato importante ma pur tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad un’interessante e significativa ripresa: dal 2003, anno che sembra segnare il minimo storico con appena 18,4 ettari, ai 25,8 del 2006, agli ettari più che raddoppiati del 2010 (58,2 ha). Infine il dato del 2015 segnala la tenuta ed un leggero ulteriore incremento con un totale di 59,4 ettari in gran parte concentrati nel Salento (22,1 ha a Lecce, 17,9 a Brindisi e 12,9 ha a Taranto).

L’etimologia del nome del vitigno è controversa, secondo alcuni deriverebbe da Ellenatico (genit. Élleno) ovvero di origine greca, secondo altri dal nome del mese Luglio, quel che è certo che è assolutamente una varietà differente dal vitigno greco Liatiko (Robinson et al., 2012).

Nelle fonti documentali antiche, le prime citazioni riguardano la Toscana anche se la prima in assoluto, quella dell’uva Livatica di Pier de Crescenzi nel 1300, parlando di un’uva bianca, potrebbe riferirsi ad una varietà diversa. Il Trinci nel 1778 descrive il vino Aleatico di Toscana, già distinguendolo chiaramente dal Moscadello, come “pochissimo colorito, sciolto, sottile molto spiritoso, con un odore così delicato, grato e gustoso”. Successivamente mentre l’Acerbi (1825) ne fornisce la prima descrizione ampelografica (seguita da quella di De Bosis nel Bullettino ampelografico del 1875), il Gallesio (1839) a Montefiascone, citandolo come “Liatica” o “Aleatico di Firenze”, ne ipotizzava, per origine da seme, l’appartenenza alla famiglia dei moscati. Numerose sono poi le altre citazioni e descrizioni ottocentesche in Italia centrale come quelle del Conte di Rovasenda (1877), Cinelli O. (1884), Mengarini F. (1888), Mancini C. (1893) ed altri. Il Molon, ai primi del ‘900, rileva alcuni sinonimi errati come Moscato nero nelle Marche e Negroamaro e Lacrima in Puglia e ne fotografa l’ampia diffusione nella penisola in Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Molise, Romagna, Puglia, Sicilia ed Umbria.

In Puglia nell’verso la fine dell’800 il vitigno è più volte oggetto di attenzione di studiosi ampelografi ed enologi. Il Perelli, oltre a citarne la sinonimia con il Moscato nero, lo definisce vitigno “nobile” particolarmente rinomato e diffuso a Palo del Colle ed a seguire a “Corato, Gioia del Colle, Casamassima ed adiacenze in seconda linea; ed in minor numero Trani, Barletta, Canosa ed in diversi paesi della provincia di Lecce”; infine l’Autore ne riporta l’ottimo connubio (anche per via dell’analogo

periodo di maturazione) con il Primitivo a cui, “nella proporzione di 1/10 od 1/12 comunica un certo bouquet ed una morbidezza da renderlo squisito”. Il Prof. Giuseppe Frojo referente per la Puglia del Comitato Centrale Ampelografico del Ministero descrive le principali caratteristiche morfologiche dell’Aleatico in Puglia e lo riporta in Terra di Bari a Barletta, Trani, Corato, Altamura, etc. (1875); qualche anno dopo Licci e Frojo (1881) riportano una più dettagliata descrizione del vitigno per la Provincia di Lecce (a San Pietro in Lama) quindi ne elogiano i pregi senza nasconderne alcuni difetti “Rara è la piantagiòne di questo vitigno, che somministra l’uva pregiatissima con la quale si confeziona il vino omonimo da dessert. Notasi solo che il gratissimo aroma con l’invecchiare del vino si perde: una proprietà di questo liquore fino è che si conserva dolce”. Altri autori come Netti (1882), Di Rovasenda (1887) e Jatta (1889) citano l’Aleatico e qualche suo sinonimo locale. Il Prof. Sannino, un appassionato di vini dolci, nel suo Trattato completo di Enologia del 1907 scrive, oltre che del Moscato di Trani, anche dell’Aleatico di Puglia: In Puglia si produce da qualche anno molto. Aleatico, che veniva esportato in Austria Ungheria. Il migliore è quello di Barletta e di Molfetta per essere pili dolce, più generoso, di profumo delicato graditissimo; riporta poi con dovizia di particolari alcune sperimentazioni e proposte di miglioramento della trasformazione enologica dell’Aleatico avanzate dai suoi illustri colleghi Frojo, De Astis e Ottavi nelle loro esperienze in Terra Pugliese.

Infine Giuseppe Musci nel 1923 in occasione dell’inaugurazione della sede della Stazione Agraria Sperimentale “figuravano e furono molto apprezzati i vini gentilmente favoriti dal Cav, De Bellis di Castellana e dalla R. Cantina Sperimentale di Barletta (Aleatico, Apuliano, Moscato)”.

Nonostante l’alto numero di sinonimi riportati ad es. i 95 del Vitis International Variety Catalogue, alcuni sono risultati, su base genetica ed anche solo morfologica, errori o misnomer come ad es. l’Occhio di Pernice o la Lacrima Christi. Le analisi del DNA molecolari mediante microsatelliti oltre ad evidenziare sinonimie con Moscatello nero, Blacan, Pelaverde, Vernaccia di Pergola e Halapi Szagos (Robinson et al., 2012; Scalabrelli et al., 2015), hanno dimostrato le strette relazioni con la famiglia dei moscati (Crespan e Milani, 2001; Scalabrelli et al, 2009), altre parentele con Greco ed altri vitigni (Robinson et al., 2012), ed in particolare gli autori Scalabrelli e D’Onofrio (2012) hanno avanzato l’ipotesi di un incrocio naturale tra Moscato bianco ed un altro genitore ancora indeterminato.

L’Aleatico è un vitigno considerato aromatico con aromi terpenici primari che conferiscono ai vini giovani profumi delicati ma complessi con note sia floreali di rosa e viola che di frutti rossi e neri, accompagnate nei passiti, ancor più quando sottoposti ad invecchiamento, sentori di prugna secca, confettura ed anche note speziate. Dal punto di vista del colore i vini giovani poco astringenti e di pronta beva hanno un bel colore rosso rubino brillante, che tuttavia si perde abbastanza rapidamente con l’affinamento, evolvendo con prevalenti tonalità ambrate.

Il grappolo è medio-piccolo (250/280g), quasi sempre con un’ala anche molto sviluppata (spesso bifido), cilindrico-conico, di compattezza generalmente media ma variabile tra cloni. L’acino di forma discoide, ha buccia di colore blu molto pruinosa, mediamente consistente, con polpa molle e succosa, non colorata, dolce ed aromatica.

Riguardo le caratteristiche prettamente viticole l’Aleatico è a tutti gli effetti una varietà precoce sia nella fase di maturazione che nelle altre fasi fenologiche dal germogliamento, all’invaiatura. In Puglia matura generalmente nella prima o seconda decade di settembre e per questa sua caratteristica, soprattutto in passato, veniva appassito sulla pianta destinato alla produzione di passiti solo nelle annate favorevoli, nelle altre spesso utilizzato in uvaggio con altre uve (ad es. Primitivo). Più recentemente l’appassimento in condizioni controllate consente di ottenere vini passiti con ottime ed uniformi caratteristiche in tutte le annate. La varietà ha sia una vigoria medio-elevata (indice di Ravaz 3,5-4,5 ed attitudine allo sviluppo di germogli secondari o femminelle che non portano frutto) che una buona fertilità reale (1,3-1,5 infiorescenze/n. di nodi) anche sui nodi basali, in funzione dell’appassimento delle uve e della sensibilità a malattie crittogame ed ai marciumi del grappolo, richiederebbero l’impiego di portainnesti deboli o non troppo vigorosi, un’attenta gestione sia della potatura invernale (con carica di gemme non troppo elevata) che della gestione della chioma in estate (per favorire l’arieggiamento dei grappoli), la selezione dei grappoli. In considerazione della fertilità fin sui nodi basali (primo germoglio fruttifero fin dalla I-II gemma) e della posizione di inserzione del primo grappolo sul germoglio (3 o 4 nodo) la varietà si adatta alle forme di allevamento con potature corte e poco espanse come l’alberello ed il cordone speronato, ma anche, in alternativa il guyot.

Negli ultimi 10 anni sono stati omologati ed iscritti al Registro nazionale italiano ben 10 diversi cloni geneticamente e sanitariamente migliorati selezionati in Toscana, Lazio e Marche; anche in Puglia è imminente la registrazione di un clone selezionato in agro di Putignano nell’azienda Picella, scelto tra una decina di selezioni conservate nei vigneti collezione del CRSFA Basile Caramia a Locorotondo provenienti soprattutto da Gioia del Colle e Ruvo di Puglia. Per i nuovi vigneti l’auspicabile impiego di materiale di propagazione (barbatelle innestate) migliorato e certificato potrà garantire il miglioramento delle produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi; in tale contesto la disponibilità di cloni differenti, compresi gli otto cloni francesi selezionati in Corsica, può consentire sia una scelta in funzione degli obiettivi enologici, sia l’eventuale impiego congiunto di più selezioni per mantenere elevata la biodiversità intravarietale nel vigneto.

Come per tutte le più sensibili varietà precoci, a causa delle sempre più frequenti condizioni estreme nei mesi di luglio-agosto nelle regioni meridionali caldo-aride, si ritiene utile sperimentare alcune nuove pratiche viticole (ad es. uso caolino) finalizzate a limitare i danni diretti e preservare la qualità delle uve Aleatico.

Riferimenti bibliografici:

CRSFA “Basile Caramia”, Dossier per la registrazione di un clone di Aleatico selezionato in Puglia (dati non pubblicati)

Crespan M., N. Milani, 2001. The muscats: a molecular analysis of synonyms, homonyms and genetic relationships within a large family of grapevine cultivars. Vitis, vol. 40, pp. 23-30.

Di Rovasenda G., 1887. Ampelografia Universale, pag. 4. Cita: “Aleatico Comune”.

Frojo G., 1875. Bollettino Ampelografico, Fascicolo I pag. 50, Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio.

Gallesio G., 1839. Pomona italiana, ossia trattato degli alberi fruttiferi. Capurro N., Pisa, 1817-1839.

Jatta A., 1889. Notizia sommaria delle varietà di Viti coltivate nelle Puglie.

Licci e Frojo G., 1881. Bollettino Ampelografico. Fascicolo XV. Studi ampelografici della provincia di Lecce.”

Malenotti I., 1831. Manuale del vignaiuolo toscano. Colle Tip. Pacini e figli.

Molon G., 1906. Ampelografia. vol. II – Hoepli, Milano.

Musci G., 1923. L’inaugurazione della sede della Stazione Agraria Sperimentale. La Propaganda Agricola, Anno XV, n. 8-9.

Perelli G., 1874. Enologia e Viticoltura delle Tre Puglie, Annali di Viticoltura ed Enologia Italiana, Volume V, pag. 35-36.

Registro Nazionale delle Varietà di Vite, Contenuti a cura di M. Pecile e C. Zavaglia, MiPAAF 2013-2015.

Robinson J., Harding J., Vouillamoz J., 2012. Wine Grapes: A Complete Guide to 1,368 Vine Varieties, including their Origins and Flavours, ed. Allen Lane (Penguin).

Sannino F. A., 1907. Trattato completo di Enologia. Estratto da “La Propaganda Agricola”, Anno I, n. 17.

Scalabrelli G., C. D’Onofrio, G. Ferroni, R. Vignai, 2009. Indagini ampelografiche e biomolecolari sul vitigno “Aleatico”. Atti Acc. Ital. della Vite e del Vino. Global print, Gorgonzola, Milano: 85-98.

Scalabrelli G., D’Onofrio C., 2012. L’Aleatico dai mille profumi. Ed Debatte, Livorno pagg.160. ISBN: 978-88-6297-128-7.

Scalabrelli G., D’Onofrio C., Muganu M., 2015. Aleatico. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X

Trinci C., 1726.L’Agricoltore sperimentato, ovvero regole generali sopra l’agricoltura, coltivazione delle viti, degli alberi, ecc. Marescandoli, Lucca, 1726 – Venezia, 1778.