Il vino “Fino” di Gianfranco e Simona – Comunicato Stampa – Galleria Immagini

Il vino è un’esperienza che si varca con il corpo e si attraversa con l’anima e lo scorso 8 Marzo l’AIS Murgia ha organizzato, presso la splendida sala ricevimenti “Miramonte Party” di Noci (BA), una serata dedicata alla scoperta di vini che incarnano lo spirito, il sole, il mare e “lo jentu” di una terra vitale, gentile ed incantata, il Salento.

L’infaticabile Delegato dell’AIS Murgia, Vincenzo Carrasso, ha ideato una singolare chiacchierata-degustazione che ha visto come protagonisti incontrastati il celebre winemaker Gianfranco Fino ed i suoi vini, realizzati con l’aiuto di sua moglie Simona, “compagna di vita e di vite”: nella giornata dedicata all’ “altra metà del cielo” si è avuta l’ulteriore conferma che “accanto ad un grande uomo, c’è sempre una grande donna” (Virginia Woolf).

Da buon Pigmalione il Presidente dell’AIS Puglia, Vito Sante Cecere, ha ricordato gli esordi di Gianfranco Fino ai corsi da sommelier e l’invito a coltivare la sua passione di enologo.

Il Dr. Giuseppe Baldassarre, Consigliere Nazionale dell’AIS e componente della Giunta Esecutiva Nazionale ha illustrato gli assi cartesiani della storia di quest’azienda fiore all’occhiello della viticoltura pugliese, vale a dire estrema qualità, potature corte, diradamento dei grappoli, attenzione maniacale in vigna ed in cantina; accompagnando i presenti in una rara verticale delle ultime annate, il Dr. Baldassarre ha ricordato di essere stato il primo a tenere una mini-verticale delle annate 2004-2005 di “ES” e l’unico a collezionarne complessivamente quattro.

L’amenità delle docili colline tarantine è mutuata da un paesaggio che custodisce nel suo ventre tracce di antiche genti; perpetuando questa tradizione, nel 2004 Gianfranco Fino e la moglie acquistarono, in agro di Manduria, un vigneto ad alberelli, vecchi di 50-60 anni, a cui si aggiunsero altri fazzoletti di terra sparsi qua e là, che generavano vini che al Nord, si diceva, “si tagliavano con il coltello”.

La sua sapienza di enologo, diplomatosi alla Scuola Agraria “Basile Caramia – Gigante” di Locorotondo, gli ha permesso, però, di arricchire quel nettare di una finezza che probabilmente gli deriva, “omen nomen”, dal suo cognome, Fino.

Il campione per eccellenza della sua produzione di nicchia è il Primitivo di Manduria “ES”, un gigante possente e muscoloso, ma, al tempo stesso, gentile ed elegante.

Questo rosso dalla veste cardinalizia è ottenuto da una vendemmia di uve surmature, con prolungata macerazione sulle bucce in acciaio ed a basse temperature, seguita da un passaggio in barrique di rovere francese, dopo la svinatura e da una maturazione in legno fino all’estate seguente; il ciclo evolutivo si completa con un ulteriore letargo di 9 mesi in bottiglia.

Il Salento Primitivo IGT “ES” 2017 è frutto di una vendemmia ideale, calda ma non torrida, senza problemi di siccità e con una maturazione perfetta delle uve.

Colore rubino vivo e quasi brillante, con riflessi purpurei, rivela una leggiadra consistenza che dissimula la sua forza e la sua concentrazione; naso di grande purezza che regala sentori di rosa, mirtillo e mora, su uno sfondo di erbe aromatiche e di macchia mediterranea (timo, mentuccia) ammantato da una speziata tostatura, in un profilo già ampio ma altrettanto giovanile. Sapore terso, salino, di gran corpo ed, al contempo, elegantissimo, con un accattivante equilibrio fra il calore alcolico e la raffinata agilità del tannino. Chiude con una lunga persistenza, che fa presagire una notevole longevità.

Un nettare immenso, tra i migliori di sempre; un primitivo immenso, ma anche post-moderno, dalla bevibilità quasi borgognona: a volte è necessario che tutto cambi affinché tutto resti com’è, mutuando la celebre frase di Tancredi, nipote prediletto del principe Salina ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La versione 2016 ha un manto rubino luminoso, ma dalla tessitura più fitta, con nuance ancora purpuree. Il profilo olfattivo è veemente, sensuale, quasi carnoso, con note di mora di rovo, ciliegia macerata nell’alcol, prugna, marzapane, liquirizia ed accenni terziari e di tostatura; vino dal passo lungo, mostra un sorso dalla vellutata densità, a cui fa da contrappunto la purezza fasciante dei tannini. La cifra stilistica di questo vino è un finale sapido che ingentilisce la beva, bilanciando la potenza del frutto.

Il millesimo 2015 mostra un granato intenso dalla stupenda densità cromatica e dall’estrema lucentezza. Ventaglio olfattivo molto concentrato che spazia dalla prugna alla ciliegia matura, sino ad erbe officinali, tabacco, note terrose, china, fico secco ed accenni di terziarizzazione; bocca rotonda e setosa con una straordinaria freschezza tannica irrorata da un tocco di tostatura ed un ritorno incessante di frutta matura e tabacco. Il finale regala note salmastre ed amaricanti, quasi ammandorlate.

Annata difficile la 2014, eppure la buona stella del Primitivo di Manduria Doc “ES” 2014 rifulge comunque. Dal denso colore granato, effonde profumi di ascendenza mediterranea, accompagnati da soavi folate di prugna matura, tabacco, fico secco e caffè, con un’accennata traccia ematica e terrosa. Bocca fantastica, sferica, di perfetta concentrazione, soave, calibrata, con un frutto vellutato ed irrobustito da un tenore alcolico mai bruciante; tannino snello e ben integrato, vivificato da un finale di sorprendente persistenza e da una fresca sapidità amaricante.

Alla prova del bicchiere la Doc 2013 è ancora emozionante. Veste di colore rubino che vira delicatamente verso il granato; al naso, il festare dell’amarena, della ciliegia e della prugna in confettura apre il sipario su di una complessa trama balsamica, arricchita da note di tabacco, di cacao e di delicate spezie dolci. Al palato è avvolgente, carnoso, con un ritmo ed una vitalità che regnano in maniera indiscussa, arricchiti da un tannico di classe sopraffina; il calore alcolico e le note salmastre si sovrappongono in una chiusura lunghissima, in cui l’amaricante sposa in maniera eccellente la dolcezza e l’acidità di fondo.

Nella vendemmia della Doc 2012 il colore vira verso un granato dalla bella trama e dalla leggera trasparenza. Dall’intenso spettro aromatico di noccioli di ciliegia sotto spirito, fichi secchi e cioccolato, ci racconta storie di cuoio, tabacco e pellami, con una traccia ematica e terrosa subito stemperata dalle foglie di mirto e dai grani di pepe. La bocca è serica, smisurata, vellutata, piena e perentoria, con una vivace acidità ed una bella sapidità finale, arricchita da un trionfo di tannini ed una ricchezza di rimandi sorprendente, che lo rendono quasi austero, di bel nerbo, pieno.

Dulcis in fundo e prodotto soltanto nelle annate migliori, il Salento Primitivo IGT Dolce “ES PIU’ SOLE” 2017 viene vinificato con le stesse modalità del più blasonato fratello maggiore.

Dallo splendido manto rubino, illuminato da lucenti riflessi purpurei, questo nettare colpisce per il vibrante fraseggio dei profumi, che rivelano note di ciliegia, amarena, prugna, mora di rovo, lavanda ed anice stellato. Polputo al palato, sprigiona folate calde di sere d’estate, con un incantevole pizzicore tattile ed un fresco tannino che ne contiene la potenza glicerica del frutto; vellutato, quasi setoso al gusto, composto, fine e di sorprendente persistenza: un mix virtuoso di eleganza e di bevibilità che lo rendono un vino da applausi.

Grazie alla sapiente maestria dello chef del Miramonte Party, la serata si è conclusa con un perfetto matrimonio enogastronomico fra i vini degustati, uno “stracotto di manzo al Primitivo di Manduria su polenta di ceci, con scaglie di caciocavallo podolico stagionato in grotta per un anno, prodotto dall’azienda “La Puglia Segreta” (Presidio Slow Food) ed una “mousse al cioccolato fondente (75%), con meringa all’italiana, menta, lampone e fragola”.

All’interno di ogni sorso Gianfranco e Simona ci hanno messo il loro essere, fosse sudore od idee, in un armonico connubio fra produttori, natura e materia prima che esalta il lavoro paziente, certosino ed artigianale di questi autentici fuoriclasse dell’enologia mediterranea.

Goethe sosteneva che “in natura tutto vive attraverso il prendere ed il dare”: i vini di Gianfranco Fino conservano, infatti, la memoria dell’esperienza della pianta e del vignaiolo, restituendo copiosi frutti che rendono giustizia alla grande generosità del territorio.

Giuseppe Bianco – Sommelier

Ufficio Stampa

AIS Murgia

Video e Foto Gianni Tinelli